Gocce di Felicità sul Lago di Bolsena

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Un Raggio di Sole

Un Raggio di Sole

Qualche inverno fa, il giorno in cui io e mia sorella decidemmo di trasferirci definitivamente in campagna, mi impuntai come una bambina capricciosa nel voler trasformare quel vecchio ripostiglio, dove la nonna lavorava a maglia quando ancora era in vita, nella mia camera da letto. Così, dopo qualche piccolo lavoro di tinteggiatura e restauro del vecchio pavimento in legno, finalmente la mia stanza era pronta.
Ci trasferimmo nella nuova casa a fine marzo, dove ci aspettava Pindy, un bassotto a pelo lungo adottato un paio d’anni prima dalla nonna, e Tristan, un gatto di ben 15 anni che poco dopo è venuto a mancare e per il quale organizzammo un solenne funerale nel bosco.

Non ricordo quasi nulla della nostra prima notte lì, soltanto la sensazione di aver dormito un sonno profondo fino all’alba seguente quando “qualcuno”, addentratosi silenzioso e furtivo tra le fessure di una tapparella, decise che era ora di svegliarmi. Era lui, il sole del primo mattino, indiscreto ma delicato, che con la sua primordiale allegria mi colse di sorpresa col cuscino stretto fra le braccia, le palpebre socchiuse e un piede penzolante fuori dal letto. Arrivato da molto lontano, aveva attraversato il cielo per farmi visita e rassicurarmi con la sua immensa presenza.

Lo scricchiolio della vecchia sedia a dondolo della nonna, dove Tristan si faceva le prime pulizie del giorno, scandiva i movimenti del mio lento risveglio. Le mie guance si intiepidivano mentre godevo di quell’odore di miele tipico dei primi raggi di sole che lentamente profumava la stanza. Fuori, nelle campagne circostanti, gli uccelli gioivano per il ritorno della luce intonando una sinfonia d’amore e speranza a quell’ora del giorno in cui ogni cosa buona può accadere.

Ancora distesa ed aggrappata al mio cuscino osservavo le particelle di polvere fluttuare nella stanza, in quella che sembrava una danza primordiale dove le ombre della notte perdevano la loro consistenza riacquistando i colori dei sogni. Spinta dalla forza ancestrale intrinseca nelle prime ore del giorno, sobbalzai dal letto e spalancai le finestre invitando il chiarore ad entrare e a benedire la mia giornata . Camminai verso la camera accanto per svegliare mia sorella, perché i momenti come questi non bisogna tenerli per sé. Uscimmo in giardino scalze, spettinate e ancora in pigiama, così come c’eravamo alzate, per assaporare il profumo dei fiori appena schiusi e sentire il solletico della rugiada sotto i piedi. Sospese fra l’essere e il non essere, fra il nulla e l’infinito.

I gatti del vicino non si fecero attendere ed arrivarono in gruppo per darci il buongiorno o forse chi lo sa…volevano soltanto mangiare. Vicino al cancello, le mangiatoie degli uccellini si dondolavano spinte da una leggera brezza e da lì a poco, come ogni mattina, sarebbero arrivati i commensali.
E così, fra le solite risate, cani, gatti, passerotti affamati e profumo d’erba, iniziammo la giornata baciate dai primi raggi di sole.

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